Un giorno decidemmo
eravamo più che fratelli, gemelli
guardandoci negli occhi giurammo,
dandoci abbracci e strette di mano,
come uomini.
Piccoli eravamo,
come canarini impudenti
che hanno l’ardire di urlare
insulti alle aquile, e poi
ostentano il fiero petto
a nemici immaginari.
Scelti dal cuore, ci prendemmo per mano,
dolci, innamorati della vita,
rispettosi degli insegnamenti,
desiderosi di prendere a pugni e baci il mondo.
Si caro amico,
fratello d’amore, ci siamo proprio divertiti.
Quanti sorrisi avrei perso senza di te,
quanti ne perderò?
Forse nessuno, se saprò riconoscere
l’immoto, incomparabile,
attimo della gioia.
Grazie alla tua fede nell’uomo
e alla tua forza,
ho affrontato il buio e
ho visto le scintille della pace.
A te sempre, rivolgevo le ansie,
e si scioglievano come sale nell’acqua.
A te sempre, confidavo
i terribili segreti,
ombre spaventose sulla terra,
divenivano timide nuvole nel tuo cielo.
Da te mi aspettavo i complimenti,
pillole di dolcezza
per l’ingorda insicurezza,
che tu sconfiggevi
con la spada della sincerità.
Da te volevo una carezza sul capo,
come quando speravi
mi addormentassi prima di te.
Generoso guerriero,
che dorme il sonno dei giusti,
eri tu il primo da convincere,
la mia cartina arancione,
dove leggere il segno della vittoria
o della sconfitta.
La voce semplice,
così diritta verso una sola comprensione.
Io che di verità ne ho molte,
ho sempre accettato,
a volte capito.
Non ti perderò mai di vista,
fai lo stesso.
Gian